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Non sono un uomo emotivo. Solo chi ha pazienza ed è veramente curioso riesce a capire quando e come provo emozioni.
Sto parlando di emozioni vere, non di ansia. Di quella magari parleremo un’altra volta, in un capitolo a parte.

Ma oggi vorrei raccontarvi un’emozione vera, che non provavo da un po’ di tempo.

Sono passati mesi dall’ultima volta che sono stato autorizzato a pubblicare un servizio fotografico. Forse ancora di più dall’ultima volta che sono stato autorizzato a pubblicare le fotografie di un neonato.

Molto spesso infatti, quando si tratta di Newborn Photography, i genitori tendono a proteggere l’immagine dei loro bambini per la paura che un servizio fotografico professionale possa guidare qualche malintenzionato fino ai loro figli. I più riflessivi però comprendono che è un rischio inesistente, che nessun collegamento viene fatto tra le immagini ed il nome dei genitori, custodito come un segreto professionale, e che bisogna “cogliere l’attimo” perché i bambini cambiano in maniera drastica nel giro di pochi giorni.

Ormai è noto che il servizio fotografico per newborn deve essere necessariamente eseguito entro le prime due settimane di vita dei neonati, per poterli posizionare al meglio e senza stress durante i loro riposini. Prima dei 15 giorni sonnecchiano, mangiano ed espletano le loro funzioni fisiologiche nei momenti meno opportuni. Più avanti invece tutto diventa per loro incredibilmente più interessante, si rendono perfettamente conto del fatto che non sono nella loro casa, capiscono senza difficoltà che le mani che li accarezzano non sono quelle di mamma e papà, e si rassegnano al fatto che il petto del fotografo non è provvisto di latte. Sappiate anche che oltre i 15 giorni si prenderanno gioco di qualsiasi adulto, ignoreranno gli altrui desideri/preghiere, e probabilmente non rispetteranno le aspettative.

[Bambini che vengono presentati come angioletti sono, di norma, l’incubo del fotografo professionista: non dormiranno mai, saranno sempre irritati, e per poter consegnare un servizio fotografico ai genitori si dovrà ricorrere allo yoga solo per riuscire a respirare]

Per i newborn “veri”, invece, occorre tantissima pazienza, uno studio che diventa una spiaggia ferragostana, tanto latte e tantissima pazienza (per caso l’ho già detto?).
Con Cate siamo riusciti a posizionare e scattare con rapidità ed efficienza.
Per essere stata la prima volta in squadra il risultato è stato eccezionale. Abbiamo saputo sfruttare tantissimo del materiale riservato ai miei piccoli: cappellini e copertine dal Friuli, lane dal Galles flokati dalla Norvegia, wraps da Potenza e layer dall’Inghilterra si sono susseguiti con metodo e gusto (molto meglio di quello che abbia mai saputo fare io da solo, ma sappiamo tutti che in questo le donne hanno una marcia in più).

Ringrazio quindi i genitori di questo splendido maschietto di 8 giorni per aver capito le mie necessità, e per essere tornati da me con il loro secondogenito.

Ho sempre pensato che dovessi fare qualcosa che mi piacesse veramente, e ho scelto di fare il fotografo. So che il mio lavoro non mi garantirà un’ottima pensione, o la sicurezza di arrivare alla fine del mese. Ma ritrarre le persone mi emoziona ogni volta.

I bambini sono decisamente i miei soggetti preferiti, vederli così piccoli e indifesi tra le mie (grandissime) mani, e riuscire magari a cogliere un sorriso mentre sognano beati è quella magia che in un attimo fa girare tutto nella maniera giusta. Forse è anche motivo di dolori degni di un ottantenne, ma quello che conta è il risultato.

E stavolta il risultato è che sono un fotografo felice.

 

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