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Piccola storia sul servizio fotografico aziende | Welcome Italia di Massarosa, Toscana

Questa è la storia di un servizio fotografico, in particolare è la storia di un servizio fotografico per un’azienda, la Welcome Italia di Massarosa, giovane ed effervescente società di servizi di telecomunicazione per le imprese.
Come in tutte le storie, anche in questa ci sono dei personaggi, un inizio, degli episodi, un finale e una morale.
Ma è anche una storia di uomini e di spazi, di ambienti e di prospettive.
E’ una storia di verità e di verosimiglianza, una storia di vincoli, di sforzi per superarli e di felici intuizioni.
Come molte storie, anche questa storia ha un prologo, con una data e un luogo.

Prologo: l’ufficio acquisti.

Il primo ottobre sono stato contattato da Antonio, dell’ufficio acquisti della Welcome perché, tra le tante proposte, avevano scelto la mia offerta per una serie di scatti da fare all’interno e all’esterno della sede della società per il nuovo sito internet. Seduto alla scrivania dell’ufficio ho scoperto cosa vuol dire trattare sul prezzo con chi della trattativa fa un’arte. Il lavoro era stimolante e alla fine ho ceduto del 25%!
Ma per l’evoluzione della storia non posso dire sia stata una sconfitta.

La storia prosegue a fianco di Micheal e Gabriele, con i quali ho lavorato senza soluzione di continuità, e con i quali mi sono divertito ed arrabbiato. Abbiamo condiviso una buona dose di stress, e direi che ce la siamo cavata alla grande.

Scena prima: il trasferimento

L’accordo prevedeva la consegna del lavoro entro il 15 ottobre.
Si trattava di realizzare una serie di immagini, con le proporzioni vincolate alle esigenze del sito web, per cui bisognava combinare le attività di produzione e postproduzione in un ciclo continuo di scatti, controllo, correzione e adattamento.

Per fare tutto questo l’8 ottobre ho trasferito il mio studio nei locali della Welcome: macchine fotografiche, lenti, computer, pannelli, flash da studio.. e non ultima, la tavoletta grafica.
Una monovolume PIENA all’inverosimile per fronteggiare qualsiasi mostro fotografico si fosse proposto.

Mentre io mi trasferivo e iniziavo, i dipendenti della Welcome continuavano a portare avanti la loro attività, con cuffie e microfono e tutto il necessario.
Ero una specie di strano insetto in visita ad un alveare, dove tutte le api continuavano a produrre il miele, prendersi cura delle larve, mantenere in ordine le celle, badare ai fuchi, montare la guardia all’arnia.

Scena seconda: esterno, l’insegna.

Mentre gli interni della Welcome ricordano la NASA, la facciata è più tradizionale, con un’insegna cromata per il logo della ditta.
La foto del ‘contenitore’ era indispensabile, ed essendo l’insegna il vero punto focale, distintivo dell’edificio, non poteva mancare. Sia per la cromatura, che disturbava molto lo scatto sia per la posizione dell’insegna, il set non era particolarmente comodo per realizzare un’immagine che fosse al contempo affascinante, vera e che rispettasse i criteri di dimensione e formato richiesti dalla struttura del sito. E il servizio era stato commissionato perché le immagini arricchissero il sito!

Era necessario realizzare una fotografia la più ortogonale possibile, che comprendesse tutta l’insegna, le bandiere, parte dell’edificio, il tutto rispettando le indicazioni dell’Amministratore Delegato di Welcome Italia, che aveva tassativamente proibito  immagini false, più o meno d’autore.

Dopo tre ore di scatti, correzioni e adattamenti al computer (era in ballo la necessità di far venire un mezzo con cestello, sgomberare il piazzale, smontare ringhiere e recinzioni… una faccenda da sudori freddi, insomma!!), alle 18.45 in punto il sole, percorrendo il proprio naturale percorso quotidiano, aveva diminuito la propria luminosità, permettendo alla luce di adagiarsi sull’insegna, diminuendo il contrasto e rendendo l’immagine possibile.
Andava colto l’attimo: un’ultima corsa, sapendo ormai cosa dovevamo ottenere e come ottenerlo, ed in meno di mezz’ora sono riuscito a realizzare l’immagine agognata, anche se non si è trattato di un singolo scatto.
Si è trattato in realtà di una pluralità di scatti, ogni volta presi su diverse sezioni dell’insegna e dell’edificio, che solo alla fine sono stati ricomposti insieme, come in un puzzle.
In questa attività di collage è stato prezioso (indispensabile?) il contributo di Emiliano con una sensibilità veramente speciale alla luce.

Scena terza: il N.O.C.

Dopo le difficoltà tecniche legate alla foto della facciata, sono stato molto contento di passare alle immagini per il Network Operation Center (NOC appunto), dove lavora il personale adibito a soluzioni di problemi rete. Forse per ancestrali riti della caverna (al NOC eravamo solo uomini) o per qualche altro arcano motivo antropologico, il tempo passato in quel settore dell’azienda è stato facile e leggero: dovendo scegliere una parola per sintetizzarlo, “divertimento” sarebbe quella appropriata.

Scena quarta: il CALL CENTER

Il Call Center è uno dei punti di forza dell’azienda (oltre alla versatilità dei servizi). La politica è sintetizzata nella frase “massimo tre squilli”, nessun cliente che chiama deve aspettare oltre il terzo squillo. Sovrintende i lavori una inesauribile figura femminile che assicura che l’ambiente sia insieme altamente produttivo e sereno. Fotografare in questa zona è stato molto stimolante, per i miei occhi e per la mie gambe, che hanno percorso metri su metri per portarmi tra il punto dello scatto, il computer dove controllavo lo scatto appena fatto e indietro alla ricerca di una nuova prospettiva. I miei occhi si sono spesso ri-posati in quelli di una ragazza di quel settore, che mi accompagnava, a distanza, nei miei spostamenti e grazie alla quale ho percepito una sensazione tipo “grab your things i’ve come to take you home” di Solsburyhilliana memoria.

Scena quinta: il DATA CENTER

Serversservers e ancora servers, con dei lunghi e stretti corridoi per avere lo spazio tecnico per operare sui servers. Quando nel 1968 Stanley Kubrick ha girato le scene in cui alla fine staccano la corrente ad HAL9000 in “2001: Odissea nello spazio” non poteva immaginare quanto oltre saremmo riusciti ad andare… Come rendere giustizia a questo ambiente in un’immagine?
Si tratta di una zona dell’azienda ad accesso limitato, dove è necessario passare, data la quantità e la complessità degli strumenti tecnologici presenti, alla fotografia di dettaglio, alla macrofotografia. Nonostante la tecnicità dell’ambiente è stato però possibile realizzare alcune foto panoramiche che hanno veramente dell’incredibile.
Certo c’era il problema dei limiti dettati dalla riservatezza, dai brevetti industriali, ma in qualche modo bisognava rendere omaggio a quello spettacolo, o no?

Scena sesta: finale

Al termine di una settimana di lavoro che ha richiesto tutta la pazienza, la perseveranza, la tenacia e le conoscenze di cui deve essere fornito un fotografo se vuole addentrarsi nel mondo dei servizi fotografici per le aziende, era venuto il momento dei saluti:
rose per tutte le donne dell’azienda: di 52, una era rossa.

Abbracci e strette di mano con tutti i membri di questa avventura. Ho avuto un feed-back veramente positivo da parte della società, che si è manifestato sia con la promessa di un nuovo contratto, non appena sarà aperta la sede pisana dell’azienda, sia con il riconoscimento economico di una integrazione della fattura, praticamente pari a quanto all’inizio era stato tagliato.

Scena ultima: “morale”

“Morale” è una parola che fa paura, traduciamo con “insegnamenti”.

Come da tutte le esperienze vissute con attenzione, anche da questa porto a casa e conservo alcuni insegnamenti.

Il primo insegnamento

Anche quando sembra di aver perso in una trattativa, in realtà il lavoro serio e coscienzioso viene notato e premiato (raro, ma succede), quando si ha a che fare con persone notevoli, come in questo caso. Quindi: cercare sempre di intrattenere rapporti solo con persone meritevoli di stima.

Il secondo insegnamento

Riguarda il rapporto tra il vero e il verosimile: a volte non è possibile limitarsi a fotografare pedissequamente la realtà per ottenere un’immagine vera. L’importante è che il risultato sia autentico, anche se per ottenerlo è stata necessario scomporre la realtà. Quindi: conservare sempre un corretto e onesto rapporto tra quello che si è fotografato e l’immagine finale realizzata, senza improduttivi integralismi.

Il terzo insegnamento

A volte, nonostante i limiti siano presenti e siano ben giustificati, si può provare a fare come se non ci fossero, e vedere cosa succede. Quindi: il committente ha sempre ragione, ma prima che scarti una foto, cerchiamo di fargliela vedere.

Il quarto insegnamento

Riguarda l’anima: a volte, durante una sessione di lavoro molto intensa, durante la quale siamo così concentrati da perdere il contatto col mondo, incrociare qualcosa o qualcuno che ci riporta a casa, fa bene.

 

Personaggi e interpreti

in rigoroso ordine casuale, così come restituiti dal lancio di un icosaedro:

Antonio Fubiani, responsabile dell’ufficio acquisti
Michael Gionfriddo, responsabile marketing
Gabriele Dini, responsabile progetto
Simone Pellicciotti, ottima spalla e voce della coscienza
Emiliano, ragazzo con una sensibilità speciale alla luce (ed alle linee)
Francesco, con il quale abbiamo discusso moltissimi dettagli tecnici
Stefano Luisotti, Amministratore Delegato Welcome Italia
Emanuela, l’inesauribile figura femminile nonché Responsabile servizio clienti.
Tutte le ragazze del call center più una!

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